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gli articoli della dottoressa

Ho deciso: cambio lavoro

Marta, 30 anni, vive in un ambiente di lavoro ostile da ormai un anno, le colleghe in ufficio sono molto critiche, non perdono occasione per deriderla appena si allontana… non veste in modo consono al posto di lavoro, non svolge con efficienza i compiti affidatele, non è sufficientemente veloce nel portare a termine le pratiche, sono alcune delle accuse mossele. Le colleghe, oltre a metterla continuamente a disagio, non le illustrano il lavoro da svolgere, Marta infatti è alla prima esperienza in quel settore, si sente spaesata, pur manifestando grande impegno e dedizione, avrebbe bisogno di un supporto da parte delle colleghe, tutte più grandi di lei di almeno venti anni e tutte assunte lì da almeno 10 anni.
Parlando con Marta si evince che ella è l’unica in quell’ufficio munita di laurea, l’unica che parla fluentemente francese e inglese, ciò ha portato la direzione centrale della ditta ad affidarle da subito compiti di grande responsabilità, gratificanti incentivi economici e possibilità di carriera. In ufficio ormai da anni si eran instaurate tra le persone che vi lavoravano, particolari equilibri, gerarchie non legate al livello di inquadramento reale ma all’anzianità e Marta, pur non avendo consapevolmente fatto nulla per urtare gli animi delle colleghe aveva destabilizzato l’ordine e le regole non scritte di come ci si rapporta l’un l’altro in quell’ufficio.
Marta sta molto male, in quel luogo di lavoro trascorre 8-10 ore di lavoro ogni giorno e alzarsi al mattino per recarsi là è diventata una condanna da cui volersi sottrarre nonostante lo stipendio sia alto.
La storia di Marta è solo uno dei molti racconti di vita lavorativa in cui si possono emotivamente identificare tutti coloro che, per ragioni differenti, vivono con sofferenza l’idea di affrontare la propria giornata di lavoro.
Capita spesso che, come è  accaduto alla nostra protagonista, la persona si senta impotente dinanzi ad una situazione che vive come impossibile da gestire, non sente di aver scelta.
Nell’indecisione sul da farsi il tempo passa e si continua a rimandare qualunque azione possibile, si ha paura di compiere un passo falso dunque si attende il momento giusto, quello più favorevole, che però non arriva.
Ci si sente fermi, cristallizzati lì e ogni giorno la forza per reagire viene meno.
Compaiono stati di malessere fisico di varia natura, mal di testa, nausea, dolori articolari… stati d’ansia ecc.
il corpo e la mente si indeboliscono contribuendo ad affievolire la forza vitale dell’individuo, la sua capacità di analizzare con distacco e a fondo la situazione.
Se si vive una situazione di disagio sul posto di lavoro è importante prenderne atto e agire il prima possibile.
Essere coscienti giorno per giorno del proprio stato di benessere, imparare a riconoscere i segnali inviati dal corpo, ci permette di fare prevenzione. Elencare in forma scritta i motivi di disagio aiuta a ragionare meglio su ciascun punto:

  •     da quanto tempo il lavoro non mi soddisfa?
  •     abito lontano dal posto di lavoro?
  •     è mal retribuito?
  •     non è in rapporto al mio titolo di studio?
  •     le ore di lavoro sono troppe?
  •     il responsabile è incoerente, irascibile, ha sbalzi d’umore e si rivolge alle persone con toni bruschi?
  •     i colleghi sono ostici?

Prendere in mano la situazione, sentirsi soggetto attivo e non passivo della propria vita, cominciare ad agire non importa da quale punto significa comunicare a se stessi che non si è più nella condizione “stasi” ma in quella “divenire” indipendentemente dall’obiettivo.
Bisogna agire contemporaneamente su tre front:

  1.     i punti precedentemente elencati, l’obiettivo è conservare il lavoro precedente;
  2.     la propria formazione, l’obiettivo è mantenersi aggiornato, esplorare nostre nuove potenzialità anche in ambiti da noi non ancora sondati, per sviluppare nuovi sogni e prospettive;
  3.     cercare un nuovo posto di lavoro in modo serio, esplorando davvero tutte le possibili strade.

Spesso infatti alla domanda diretta “Come hai cercato lavoro?” si scopre che, in realtà il curriculum non è stato preparato in modo corretto, sono stati inviati pochi curricula, sono stati sondati solo pochi canali di contatto col mondo del lavoro.
I motivi? Si teme di essere troppo anziani, poco preparati, si teme sia solo una perdita di tempo… “il settore è saturo”, “adesso tanto, c’è la crisi”, “ho bambini non mi vorranno”… ci si è etichettati dunque si parte sconfitti in partenza, non si cerca lavoro con convinzione, ci si arrende alle prime difficoltà perchè la nefasta profezia si autoavvera.

Ritrovare la serenità

Sia che stiate lottando contro la depressione sia che vogliate semplicemente comprendere meglio le vostre emozioni, troverete questo libro veramente utile.
Attingendo insegnamenti profondi tanto dalle tradizioni meditative orientali quanto dalla terapia cognitiva, quattro studiosi eccezionalmente qualificati mostrano come aggirare le abitudini mentali che portano alla disperazione, per poter affrontare più efficacemente le sfide della vita.
Jon Kabat-Zinn è la guida gentile e incoraggiante che vi accompagnerà nelle meditazioni guidate del CD allegato al volume, rendendo completo il programma che il testo propone a chi voglia riconquistare serenità e benessere.
Gli autori

Mark Williams insegna Psicologia clinica all’Università di Oxford.

John Teasdale ha insegnato Psichiatria all’Università di Oxford.

Zindel Segal insegna Psicoterapia all’Università di Toronto.

Jon Kabat-Zinn è noto a livello internazionale come scienziato e insegnante di meditazione. Ha insegnato Medicina all’Università del Massachusetts.

Un senso di incertezza profonda

Domanda:

Mi chiamo Chiara e da tre mesi intrattengo una relazione con un collega di lavoro L., sono sposata da sette anni e ho un bimbo di tre, non avevo mai avuto storie prima, solo che da un po’ di tempo mi sentivo vuota, sentivo che la vita scorreva sempre uguale, i giorni sempre uguali…Adesso però non mi sento felice, ho paura, ma non so di cosa.
L. vorrebbe che io e mio figlio andassimo a vivere da lui, con mio marito il clima è glaciale, io non sono più me stessa e lui sospetta qualcosa, l’ho sorpreso a controllarmi il cellulare…però io non so che fare, non decido…facendo così ho paura di perderli entrambe ma non posso farci niente sono come congelata, che devo fare?

Risposta:

Un bravo terapeuta non deve dire cosa fare ma deve lasciare che la decisione maturi dentro la persona, probabilmente andrebbero indagate tutte le possibili cause che possono bloccarla nella scelta, forse lei si sente giudicata dalla sua famiglia di origine, forse si sente responsabile per suo figlio oppure prova ancora un forte sentimento nei confronti di suo marito e ancora le ragioni possono essere davvero molte, per circoscriverle è importante conoscere la sua vita e la sua storia, avremo modo di farlo se lei mi contatterà, non sarà per forza necessario un percorso lungo, a volte bastano alcune sedute per sbloccare una situazione di stallo che dura da tempo e intraprendere una strada che poi la persona può proseguire anche da sola.

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