Categoria: Domande

Quella sensazione di vuoto

Domanda:

Buongiorno, mi chiamo Elisabetta, ho 40 anni e da sempre, fin da quando ne ho memoria, sono stata una persona schiva e solitaria, non perché non volessi la compagnia degli altri ma perché temevo di non piacere, di essere sbagliata, temevo che la gente potesse deridermi, perché non mi sono mai sentita abbastanza.. abbastanza interessante per sostenere conversazioni, abbastanza bella per piacere ai ragazzi.. eccetera.. adesso qualcosa è precipitato nella mia vita, e da un anno a questa parte sono tormentata dall’idea di aver buttato via la mia vita, dall’idea che sia troppo tardi, dall’idea di essere vecchia e in più un senso di vuoto mi attanaglia quando entro in casa, un senso di vuoto insostenibile, vivo sola, in passato ho avuto qualche compagno.. e lo scorso anno è morto mio padre. Io ho paura delle psicoterapie che durano anni, non voglio dipendere da un terapeuta e poi, non me le potrei permettere, non guadagno molto.
La ringrazio in anticipo se vorrà rispondermi, sto davvero male.

Risposta:

Cara Elisabetta innanzitutto vorrei complimentarmi con te perché con questa e mail hai dimostrato forza, hai compiuto un primo passo, ti sei finalmente aperta al prossimo, hai parlato per la prima volta dei tuoi problemi e questa è la prima azione da compiere sulla strada del cambiamento. Sei stata brava inoltre perché hai colto in te il momento oltre al quale sarebbe stato pericoloso andare, secondo me ti è necessario un percorso terapico in cui analizzare i tuoi punti di forza, in cui elaborare la grave perdita che hai vissuto, in cui esplorare nuove strade da intraprendere nel lavoro, nelle relazioni.. il terapeuta ti guiderà e ti sosterrà in questo passaggio, a seguito di questo percorso il senso di vuoto di cui parli sparirà, ne ho centinaia di testimonianze, di pazienti che, come te, descrivevano questa sensazione così pervasiva e devastante e poi sono riusciti a contenerla.
Tu ti eri creata un equilibrio basato su alcune certezze che venendo improvvisamente meno ti hanno destabilizzata, ora bisogna portarne alla luce altre per far emergere un nuovo più stabile equilibrio, stai tranquilla, io sono contraria alle terapie lunghe, se deciderai di rivolgerti a me, ci daremo un tempo definito entro cui realizzare degli obiettivi, il primo step sarà di due mesi, vedendoci una volta alla settimana poi, solo se sarà necessario, considereremo un nuovo livello con differenti obiettivi, sempre di otto sedute al termine del quale rivaluteremo la situazione, i progressi raggiunti, il miglioramento dello stile di vita.

Quel pensiero ossessivo che non mi lascia vivere

Domanda:

Mi chiamo Carla ed ho 26 anni, le scrivo perchè da un mese a questa parte la mia vita è diventata un inferno, improvvisamente, senza che accadesse nulla di particolare, un pensiero si è impadronito della mia mente, un pensiero assurdo che non mi sento di ripeterle tanto è folle, un pensiero che in vita mia non avevo mai fatto, un pensiero a cui non credo assolutamente. Lo penso in continuazione, ventiquattro ore su ventiquattro e non riesco più a concentrarmi sul lavoro, davanti ad un film, nella lettura di un libro…ho paura di star impazzendo…la prego mi aiuti, si può guarire?.

Risposta:

Cara Carla, hai fatto bene a non scrivermi qual’ è il pensiero che ti assilla perchè non è importante, avrebbe potuto essere completamente diverso, non è nella natura del pensiero che dobbiamo cercare la risposta, il pensiero ossessivo è il risultato di un cortocircuito della mente è una produzione errata, tu non sei quel pensiero, non identificarti con esso, tu non l’hai pensato, tu non l’hai voluto, ne sei un semplice testimone, come è giunto andrà via.

Ma come fare? Il pensiero ossessivo è giunto ora nella tua vita come produzione di uno stato emotivo di particolare tensione, forse non hai valutato che tipo di pressione stai vivendo nell’ambito lavorativo, familiare o relazionale, forse è il momento di prendere decisioni importanti in uno di questi ambiti, forse è il momento di cambiare qualcosa nella tua vita.

Il disturbo ti sta dicendo questo, la mente sceglie sempre il male minore, non è autolesionista, il disturbo è un avvertimento che qualcosa non va, è un campanello d’allarme affinchè venga evitato qualcosa di più grave. Ascolta l’avvertimento e scandaglia la tua vita alla ricerca di nuove partenze, mettendo da parte il pensiero ossessivo che è una conseguenza non la causa del malessere, se vuoi un terapeuta può aiutarti in questo percorso, un caro saluto.

Un senso di incertezza profonda

Domanda:

Mi chiamo Chiara e da tre mesi intrattengo una relazione con un collega di lavoro L., sono sposata da sette anni e ho un bimbo di tre, non avevo mai avuto storie prima, solo che da un po’ di tempo mi sentivo vuota, sentivo che la vita scorreva sempre uguale, i giorni sempre uguali…Adesso però non mi sento felice, ho paura, ma non so di cosa.
L. vorrebbe che io e mio figlio andassimo a vivere da lui, con mio marito il clima è glaciale, io non sono più me stessa e lui sospetta qualcosa, l’ho sorpreso a controllarmi il cellulare…però io non so che fare, non decido…facendo così ho paura di perderli entrambe ma non posso farci niente sono come congelata, che devo fare?

Risposta:

Un bravo terapeuta non deve dire cosa fare ma deve lasciare che la decisione maturi dentro la persona, probabilmente andrebbero indagate tutte le possibili cause che possono bloccarla nella scelta, forse lei si sente giudicata dalla sua famiglia di origine, forse si sente responsabile per suo figlio oppure prova ancora un forte sentimento nei confronti di suo marito e ancora le ragioni possono essere davvero molte, per circoscriverle è importante conoscere la sua vita e la sua storia, avremo modo di farlo se lei mi contatterà, non sarà per forza necessario un percorso lungo, a volte bastano alcune sedute per sbloccare una situazione di stallo che dura da tempo e intraprendere una strada che poi la persona può proseguire anche da sola.

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